Sono passati due anni esatti da quando, quel fatidico 9 settembre 2009 (09/09/09), il primo “Cybox” fece capolino nelle librerie italiane, e con il carico di emozioni contenuto nel Cybox 009, di imminente uscita, l’edizione italiana del capolavoro di Shôtarô Ishinomori “Cyborg 009” giunge a degna conclusione. La “tristezza” per la fine della serie si accompagna a un sentimento di grande orgoglio per quanto realizzato in questi 730 giorni, ovverosia un’edizione degna della pietra miliare del manga che, indiscutibilmente, “Cyborg 009” rappresenta, che ha permesso ai lettori del nostro Paese di gustarsi, in un tempo assolutamente ragionevole e, a differenza di quanto avvenuto nel resto dell’Occidente, in modo integrale, senza alcuna omissione di pagine o archi narrativi, l’intera saga dei nove eroi. Una consapevolezza, questa, che dona la necessaria serenità per concludere, dopo due anni, questo meraviglioso viaggio.
Sì, perché “Cyborg 009” altro non è che un lunghissimo viaggio da percorrere, numero dopo numero, racconto dopo racconto, insieme ai protagonisti. Un viaggio innanzitutto geografico, che prende le mosse dai Paesi nei quali l’organizzazione criminale “Black Ghost”, dedita a far scoppiare guerre allo scopo di vendere armi, recluta i nove protagonisti per trasformarli in cyborg, esseri umani modificati in modo da essere vere e proprie macchine da guerra per futuribili conflitti su scala planetaria (volume 1). Ivan Whisky, 001, è un neonato russo dotato di poteri ESP quali la telepatia e la telecinesi; Jet Link, 002, è un americano in grado di volare; Françoise Arnoul, 003, è una francese dotata di una vista e di un udito estremamente sviluppati; Albert Heinrich, 004, è un tedesco il cui corpo è pieno di armi; Geronimo, 005, è un pellerossa dalla forza erculea; Zhang Zhang Hu, 006, è un cinese che emette un raggio termico dalla bocca; Great Britain, 007, è un attore shakesperiano inglese in grado di trasformarsi in ciò che vuole; Pyunma, 008, è un africano in grado di operare sott’acqua; Joe Shimamura, 009, è un meticcio giapponese (il padre è di nazionalità sconosciuta, ma sicuramente non nipponico) dotato di tutte le principali caratteristiche dei suoi compagni, nonché di un dispositivo acceleratore che gli consente di muoversi tanto velocemente da
essere invisibile all’occhio umano.
essere invisibile all’occhio umano.
Ribellatisi ai loro creatori e guidati dal dottor Gilmore, lo scienziato materialmente responsabile della loro modifica, che tradisce i Black Ghost nel momento in cui ne scopre i reali e malvagi intenti, questo eterogeneo gruppo vive avventure ambientate nei più svariati angoli della Terra, spesso peraltro interagendo con avvenimenti in corso di svolgimento in quei Paesi nell’epoca di realizzazione del relativo arco narrativo del manga. Ecco quindi i cyborg calati nella guerra del Vietnam (volume 4), nel Medio Oriente in pieno conflitto arabo-israeliano (volumi 8 e 9), nel sud-est asiatico del cartello della droga (volume 17). Avventure che si svolgono in America come in Africa, in Giappone come in Europa, fino addirittura al Polo Nord (volume 18).
Man mano che i volumi si susseguono, il nostro pianeta, per come lo conosciamo, diventa sempre più stretto per Ishinomori, che amplia pertanto i confini del viaggio geografico di cui si diceva estendendolo a parti sconosciute della Terra. Ecco così l’avventura nel regno sotterraneo di Yomi (volumi 6 e 7), conquistato dai Black Ghost, che vi hanno posto la loro base, ma popolato da molteplici creature autoctone, quali gli esseri umani intelligenti di Pua Wak, gli esseri umani primitivi di Rthal o i lucertoloni Zathan, in grado di controllare la mente umana, o l’avventura negli abissi del mare (volumi 10 e 11), anch’essi abitati da una civiltà intelligente sconosciuta a noi uomini di superficie. Naturale passo successivo è l’apertura a una dimensione cosmica della serie, con numerosi contatti con popolazioni aliene e conseguenti viaggi nello spazio compiuti dai protagonisti. Il viaggio di 009 e 006 sul pianeta misterioso abitato da esseri dalla forma indeterminata (volume 14), e gli incontri con i Rumeliani e i Garliani, popolazioni aliene in lotta tra loro, giunte sulla Terra nella notte dei tempi (volumi 15 e 16), con i Cosmo Child (volumi 23 e 24) o con la sirenetta del pianeta Reptum (volume 25) sono solo esempi dell’epica spaziale propria di questa serie.
“Cyborg 009” non è però semplicemente un viaggio geografico, ma anche temporale, come testimoniato dal duplice incontro con i futuriani (volumi 9, 10 e 27 ), l’umanità del futuro in fuga dalla propria epoca a causa dell’inabitabilità della Terra a seguito di un olocausto nucleare. È un viaggio dimensionale, in luoghi al di là del tempo e dello spazio, condivisi da coloro che vi si ritrovano, come il mare eterodimensionale dei Sargassi (volume 17), o appannaggio di una singola persona, quale per esempio la dimensione temporale di Joe in accelerazione (volume 20). È un viaggio onirico, nei sogni, seppur provocati da un macchinario alieno, dei nove cyborg e della loro guida, il dottor Gilmore (volume 26).
Assecondando la passione di Ishinomori per il mistero, “Cyborg 009” assume inoltre l’aspetto di un viaggio nei miti e nelle leggende del mondo. Nella saga i nove protagonisti si confrontano infatti con le principali mitologie, da quella greca (volume 5) a quella scandinava (volumi 13 e 14), da quella azteca (volume 19) a quella mediorientale (volume 22) , e con i principali misteri del pianeta, dalle gallerie sotterranee (volumi 6 e 7) al mostro di Loch Ness (volume 22) o ai faraoni (volume 23), fino all’incontro con gli dei (volumi 11 e 12) che nel fumetto rimane solo abbozzato e che sta trovando degno compimento nella trilogia di romanzi in uscita in Giappone proprio in questi anni. Non stupisce, quindi, che lo scontro tra i nove cyborg e i Black Ghost loro creatori, tematica con la quale l’opera si apre, perda di importanza, pur rimanendo centrale nell’opera stessa, a favore di un orizzonte ben più ampio e ambizioso che trova il suo compimento proprio nell’ultima tavola dell’ultima saga (volume 27), con la rivelazione di una possibile chiave di lettura della storia del mondo e dell’umanità.
Realizzato nell’arco di ventidue anni, dal 1964 al 1986, “Cyborg 009” è anche un viaggio stilistico, in cui è possibile seguire le varie fasi dell’evoluzione dell’arte di Ishinomori e, più in generale, dell’evoluzione dello stile del manga attraverso epoche diverse. Dal disegno decisamente retrò dei primi volumi, con i personaggi che appaiono quasi abbozzati in tavole zeppe di piccole vignette incastonate abbastanza rigidamente in una griglia, infatti, si arriva per gradi ai volumi, realizzati negli anni settanta e ottanta, in cui protagonisti e comprimari vengono rappresentati con il dettagliato stile grafico reso celebre anche dalla serie televisiva ben nota agli appassionati italiani, valorizzato da tavole dal layout decisamente variegato e dal sapiente uso di splash page. Questo senza dimenticare la particolare rappresentazione dei cyborg nelle saghe anni settanta apparse
su riviste shôjo (volumi 13 e 14).
Con bene impresse nella mente le immagini di quanto vissuto in questi due anni, ci apprestiamo ora a concludere il viaggio attraverso l’ultimo Cybox. Chi ha seguito costantemente la serie fin dall’inizio non mancherà certo di percorrere questo tratto finale. Ma anche e soprattutto chi non ha partecipato all’evento che, indubbiamente, l’edizione italiana di “Cyborg 009” ha rappresentato e rappresenta è invitato a farlo. Perché i messaggi contenuti nella serie sono rivolti a tutti, proprio come tutte le tipologie di esseri umani, sia a livello di provenienza geografica sia a livello caratteriale, si riassumono nei nove protagonisti del manga, e perché la partecipazione a questo
tipo di viaggi non è mai tardiva, ma sempre molto ricca di emozioni.
tipo di viaggi non è mai tardiva, ma sempre molto ricca di emozioni.
Francesco Nicodemo.
All images © ishimori production 1964
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